Storia dell’Ikebana
La vera storia dell’Ikebana è sconosciuta, ma si pensa che sia arrivato in Giappone come parte della pratica buddista. Altri dicono che già dal periodo pre-buddista i Giapponesi usassero alberi sempreverdi e fiori per invocare gli dei della natura e si ritiene che questa pratica sia il cuore dell’Ikebana secolare.
Che queste teorie siano vere o no, la profonda comunione del Giappone con la natura in forma di fiori, piante selvatiche e alberi è evidente persino nei primissimi scritti giapponesi.
Ikebana, per come lo conosciamo, comparve per la prima volta nel periodo Muromachi (da fine 14° secolo a metà 16° secolo).
Fu durante questo periodo che si stabilì molto di ciò che sarebbe diventato arte tradizionale giapponese con i suoi canoni bellezza. Lo stile Shoin dell’architettura, la cerimonia del tè, Ikebana, il teatro del Noh, i versi renga e lo stile dei giardini ebbero tutti la loro origine nell’era Muromachi. Questo non fu tuttavia un fiorire spontaneo della cultura popolare.
I Daimyo e gli Shogun, i signori feudali e i generali, diedero ad un gruppo di artisti, chiamati dobushu, la responsabilità di tecniche ed estetica. Alcuni Dobushu si occuparono della composizione di fiori e diedero origine ad uno stile chiamato Tatebana, caratterizzato da un ramo che si ergeva verticale al centro del vaso.
Da questo momento in poi comparvero uno dopo l’altro molti maestri dell’arrangiamento dei fiori.
Il maestro Ikenobo, un monaco del tempio Rokkakudo a Kyoto, rimane colui che maggiormente influenzò lo sviluppo dell’Ikebana. Il suo stile di Tatebana, sviluppato ed insegnato da Ikenobo Senou e Ikenobo Senei, si diffuse tra la classe dei Samurai e tra gli aristocratici, accanto ad una più austera forma di cerimonia del Tè.
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